
Molte iniziative di rendicontazione falliscono perché sono troppo limitate nella portata della loro offerta. Se un amico o un mentore ti contatta principalmente per consentirti di valutare se sei stato bravo a gestire il tuo comportamento sessuale, la tua motivazione per mantenere vivo quel rapporto interpersonale non potrà che diminuire nel tempo. Se volete cambiare le cose, l’attenzione deve spostarsi dal voyeurismo sui fallimenti reciproci alla partecipazione alla vita dell’altro individuo nella sua interezza. Possiamo dire che per il percorso di guarigione è di vitale importanza scegliere una “tribù”. All’interno di questa tribù avrai tre tipi di figure: alleati, guide e sapienti. Un alleato è un amico che viaggia con te attraverso l’apparente monotonia dell’esistenza (che però riserva anche difficoltà e successi). Una guida è un individuo addestrato a comprendere il cuore e la psiche umana. Potrebbe essere un terapista, un pastore o qualcuno che ha percorso il viaggio della guarigione molto prima di te. Un sapiente è un maestro di pensiero le cui idee e intuizioni modellano attivamente la tua comprensione del comportamento sessuale indesiderato. Puoi imparare da un sapiente leggendo i suoi libri, ascoltando i suoi podcast e frequentando le sue conferenze. Ad esempio, io considero uno dei miei sapienti di riferimento lo psicologo Dan Allender.
È giunto il momento di pensare a quali alleati vorresti far entrare nella tua tribù. Probabilmente non sono amici delle scuole superiori o dell’università che chiami una o due volte l’anno. Gli alleati sono quelli con cui tendi a (o con cui potresti iniziare a) interagire più frequentemente. Non è un requisito indispensabile, ma di solito gli alleati funzionano meglio se non abitano troppo lontani da te, come ad esempio alcuni membri della tua chiesa o dei colleghi fidati. Il compito principale degli alleati non è tanto aggiornarsi a vicenda su quanto è avvenuto dall’ultima volta che vi siete visti, quanto la partecipazione l’uno nella vita dell’altro.
C’è un’enorme differenza tra aggiornamento e partecipazione. Nel primo caso, ad esempio, si beve o si mangia qualcosa insieme ascoltando un lungo riassunto di quanto avvenuto sul lavoro, nella famiglia e dei fattori di stress della vita dell’uno o dell’altro sperimentati dopo l’ultimo incontro di qualche mese prima. Il tempo a disposizione finisce, e l’ultimo saluto di solito è del tipo “Non lasciamo passare altri sei mesi prima di farlo di nuovo”. La discontinuità relazionale spesso si verifica perché siamo oberati di cose da fare, ma anche perché abbiamo deciso a priori che un certo rapporto interpersonale richiede troppa fatica, che è di portata troppo limitata oppure che fornisce molto meno beneficio di quanto ci aspetteremmo.
La partecipazione è invece il modo in cui carichiamo le batterie scariche delle nostre relazioni interpersonali talvolta portate avanti in maniera discontinua. Quando qualcuno partecipa attivamente alla tua vita, all’inizio hai la sensazione che qualcuno abbia aperto la tenda scura davanti alla finestra dopo una lunga notte di sonno. Al risveglio la luce può dare un po’ di fastidio. La partecipazione dedica tutta la sua attenzione a chi tu sei e a chi desideri diventare. Qualcuno che partecipa alla tua vita ti chiede di rendere conto della tua dignità anche quando sembra che la lotta contro il comportamento sessuale sbagliato non abbia avuto successo e tu sia nuovamente nelle tenebre. Le tue difficoltà a mantenerti puro non arrivano per caso, ma l’atteggiamento di partecipazione continua a chiederti giustamente di restare concentrato su altre questioni: chi stai diventando nel tuo nuovo matrimonio? Quale tipo di padre o madre vuoi essere per i tuoi figli quando saranno adulti? Verso quali sogni ti stai avvicinando nella tua carriera lavorativa? Con la partecipazione non ci esimiamo dal rendere conto delle nostre azioni, però non siamo più limitati dal paradigma successo/fallimento, entriamo invece in un atteggiamento di speranza (condivisa con altri) che la nostra vita stia pian piano diventando quello che deve essere. Mentre quando ci si limita ad aggiornare una persona sulle ultime vicende ci si concentra sul recente passato, quando si mette in atto la partecipazione ci si concentra su ciò che ci aspetta di vedere nel futuro imminente.
La partecipazione con i nostri alleati avviene mediante incontri che devono avere tre caratteristiche: frequenti, piacevoli e intenzionali. Ad esempio, andare a sciare con un vecchio amico potrebbe essere un’azione intenzionale e divertente ma non sarà ripetuta nel tempo. L’incontro con un mentore o un terapeuta può essere frequente e intenzionale, però in esso manca il divertimento come obiettivo essenziale. Un aperitivo o andare a correre insieme nel verde una volta al mese potrebbe essere un appuntamento regolare e divertente, ma forse la persona che ti accompagna non ha alcun desiderio o intenzione di approfondire il tema della tua guarigione sessuale.
Scegliere la tua tribù di alleati non significa necessariamente dovere incontrare tutte persone nuove. Probabilmente conosci già degli individui che ti garbano, però non hai mai corso il rischio di invitarli a un coinvolgimento più profondo nella tua vita. Non esiste un approccio valido per tutti su come trovare un alleato. Posso darti qualche esempio di uomini e donne che sono venuti nel mio studio privato. Uno di questi era un uomo che si allenava con un caro amico per la mezza maratona (cosa che non per tutti è un divertimento). Lo fece per due obiettivi: concentrarsi sulla salute fisica e al tempo stesso intavolare delle conversazioni serie sul suo matrimonio (aveva tradito la moglie). Un’altra mia cliente invece ha vi-sto varie sue amiche pubblicare dei commenti con l’hashtag #MeToo su Facebook in seguito allo scandalo Harvey Weinstein e ha deciso di organizzare un brunch mensile per donne nel quale si parla del modo in cui la loro vita è stata influenzata dagli abusi nel corso degli anni. Dopo alcuni mesi mi ha detto che le loro discussioni avevano spaziato dai disturbi del comportamento alimentare alla promiscuità sessuale. Un direttore di banca ha stilato un elenco dei dodici migliori ristoranti della sua città e ha trovato un alleato tra i membri della chiesa con cui si incontra una volta al mese, sia per mangiare che per discutere del loro processo di guarigione.
Autore: Jay Stringer (ha scritto il libro Indesiderati)