Relazioni trasformative

Relazioni trasformative

Il paradosso delle relazioni interpersonali è che esse costituiscono il contesto dei torti più grandi che riceviamo, ma anche quello della nostra guarigione più profonda. Lo scrittore Harville Hendrix si è espresso in questo modo: “In una relazione nasciamo, in una relazione subiamo delle ferite, e in una relazione possiamo essere guariti”. Quando metto in luce i modelli relazionali distorti della vita dei miei clienti, spesso essi mi lanciano degli sguardi confusi e dicono: “Ma allora questa cosa non è normale?

Come dovrebbero essere le relazioni ideali?”

L’alternativa ai modelli relazionali malsani è imparare a investire in relazioni trasformative, che sono caratterizzate dai binomi “sintonia e contenimento”, “conflitto e riparazione”, “vulnerabilità e forza”. Queste caratteristiche sono dei paradossi che ogni relazione sana deve tenere nel giusto equilibrio. Così come è necessario regolare gli acuti e i bassi dello stereo per trovare la migliore qualità del suono, allo stesso modo bisogna imparare come moderare in maniera corretta queste tensioni relazionali nella propria vita. Le relazioni sono dei contenitori disordinati di tensione che maturano se un individuo consente agli elementi dialettici e paradossali di esistere.

Il cuore umano tende a cristallizzarsi a un’estremità di queste polarità relazionali. Negli ultimi anni i genitori di mia moglie hanno affrontato con coraggio dei gravi problemi di salute. Il dolore e l’ansia sul viso di mia moglie durante i momenti peggiori della loro malattia erano palpabili. Per aiutarla avrei voluto che “contenesse” il suo dolore dirigendo la sua attenzione su temi riguardanti la nostra famiglia, ovvero cose che lei era in grado di tenere sotto controllo. Questo mio atteggiamento ha prodotto parecchi conflitti perché lei sapeva che la mia tendenza a concentrarmi sul “contenimento” del problema era anche un modo per non prestarle le mie attenzioni (“sintonizzazione”) nel momento in cui lei ne avrebbe avuto davvero bisogno. Il mio atteggiamento rigido mi ha evitato la sensazione di essere perso e impotente nella complessità del dolore, ma mi ha anche privato di qualcosa. In pratica per un certo periodo ho perso l’occasione di dimostrarmi tenero nei confronti di mia moglie.

Questa sorta di cristallizzazione si verifica anche quando si impedisce che emergano dei conflitti necessari nella relazione. Quando frequentavo l’ultimo anno di università, un mio compagno si era fidanzato e nessuno nel nostro gruppo di amici ne era felice. Vedevamo davanti a noi una coppia con un rapporto malsano: non si capiva dove finisse un partner e iniziasse l’altro. Ogni volta che il nostro amico esprimeva il desiderio di dedicare del tempo a sé stesso o di stare con gli amici, la fidanzata lo considerava egoista. La soluzione che lui aveva trovato era evitare del tutto i conflitti con lei, il che significava perdere progressivamente il contatto con gli amici. Tutti noi avevamo espresso preoccupazione, ma lui aveva continuato il percorso con quella ragazza. Anni dopo ho parlato con lui e ho notato quanto si sentisse lacerato interiormente. Avrebbe voluto il rispetto dei suoi amici, ma temeva che non sarebbe mai riuscito a sposarsi se non avesse scelto di prendersi cura dei desideri della sua fidanzata a spese dei suoi. Come avevo fatto io con mia moglie, i miei amici lo avevano protetto dal conflitto, che però è parte intrinseca delle relazioni.

L’invito che ti faccio è di iniziare a considerare queste polarità relazionali come delle sante contraddizioni che Dio intende usare per la nostra trasformazione. Quanto più consenti a queste tensioni naturali di esistere, tanto migliore saranno la qualità e la sostanza delle tue relazioni. Io sono uno che tende a irrigidirsi su forme di contenimento, di forza e conflitto; mi farebbe bene crescere invece nella mia dimestichezza con la sintonizzazione, la vulnerabilità e la riparazione. Il mio amico dell’università invece dovrebbe crescere nella sua capacità di tollerare i conflitti, diventare saggio nel contenimento e diventare più forte per impegnarsi con sé stesso e con gli altri con maggiore integrità. Quando prenderai posizione per allontanarti dal polo su cui ti sei cristallizzato proverai sicuramente delle sensazioni di incapacità. Va bene che sia così. Se hai coraggio e persisti diventerai ogni giorno più competente.

Autore: Jay Stringer (ha scritto il libro Indesiderati)