Noi siamo nati con una dignità

Noi siamo nati con una dignità

La parola sesso deriva dal vocabolo latino secare, che significa “recidere, amputare o disconnettere dal tutto”. Una dimensione importante della nostra vita relazionale e sessuale, quindi, è la consapevolezza di quanto siamo separati gli uni dagli altri e del modo in cui procediamo per tentare di riconnetterci. Pertanto, la sessualità è un campo molto più vasto di ciò che scegliamo di fare con i nostri genitali o con la fede nuziale che portiamo al dito. Dio ci ha progettati con la capacità di sviluppare un senso dell’io (identità) e di stabilire una connessione gioiosa e significativa con altri individui (relazioni interpersonali). La sessualità fiorisce nella vita di un individuo nella misura in cui questi sviluppa la sua identità e costruisce delle relazioni significative con chi lo circonda. Identità e relazioni interagiscono tra loro: più conosci te stesso, più intima sarà la connessione che puoi avere con gli altri e più sei connesso agli altri, più scopri chi sei veramente.

Le nostre prime lezioni di vita sono delle esperienze all’insegna del secare. Noi nasciamo così tanto dipendenti dalle relazioni che il nostro battito cardiaco e la temperatura corporea dipendono in certa misura anche dalle persone che ci accudiscono. Ma nasciamo anche con la capacità crescente di curarci da soli e di lenire il nostro proprio dolore. I ricercatori hanno scoperto che quando ai genitori veniva consigliato di incoraggiare i loro bambini a smettere di piangere da soli (mettendoli nella culla quando erano ancora svegli e aspettando alcuni minuti prima di reagire al loro pianto), i loro bambini dormivano più a lungo e si svegliavano con minore frequenza. Un aneddoto personale: molti anni fa una mattina presto mi svegliò il pianto di mio figlio. Sapendo che aveva mangiato a sufficienza e che da mesi dormiva per tutta la notte per mesi, fui sorpreso di sentire i suoi singhiozzi. Mi alzai bruscamente dal letto e percorsi il pavimento freddo fino alla sua stanza. Lo salutai e controllai che non avesse fatto pipì o popò. Niente. “Su”, disse lui con la massima chiarezza possibile per un bimbo di venti mesi. Io gli dissi che era ancora molto presto per farlo alzare e che doveva tornare a dormire. “Su”, disse nuovamente lui, con maggiore entusiasmo. Io lo presi in braccio e lui mi mise con forza le braccine intorno al collo e si strinse a me. Lo tenni per qualche istante e iniziai a cantare la sua canzoncina preferita. Lui interruppe il mio canto stonato con un brusco: “No. Giù!”. Ancora una volta rimasi sorpreso. Mi aveva rifiutato per molte cose, ma mai per il mio modo di cantare. “Vuoi tornare nel lettino?”, chiesi io. “Sì. Giù”, disse lui tendendo le braccia verso il giaciglio. Lo riappoggiai sulla superficie e lui si girò subito sulla pancia per riaddormentarsi dopo qualche istante.

Il pianto mattutino di mio figlio era stata un’espressione della sua esperienza di secare. Si era svegliato angosciato e aveva gridato con il desiderio di ricongiungersi con coloro che lo amavano. Sapeva per istinto quali erano i suoi bisogni e, una volta riconnesso con l’amore, era stato in grado di calmarsi e di scegliere il riposo. In questo senso, la nostra sessualità è anche il modo in cui esprimiamo il nostro desiderio di conoscere ed essere conosciuti in tutta la paura e la bellezza di ciò che significa essere umani.

È essenziale che affrontiamo i problemi della nostra sessualità incrinata e distorta dal punto di vista della dignità dell›io e della dignità del nostro desiderio di connessione. Nessuna persona, per quanto confusa o spregevole, potrà mai sfuggire alla realtà di essere stata creata per crescere in maturità e al contempo ricevere cure, gentilezza e riposo nel contesto di relazioni interpersonali. Questo è vero tanto per un bambino quanto per un uomo quando lascia una stanza d’albergo dopo aver pagato una prostituta o avere fatto uso di pornografia.

Nel libro della Genesi, Dio crea il mondo, guarda a tutto ciò che ha fatto e lo definisce”buono” (1:31). Qual è l’unica cosa che non va bene? Il fatto che Adamo è solo. In Genesi 2:20, Adamo dà un nome a tutto il bestiame, agli uccelli nel cielo e alle bestie selvatiche, e possiamo immaginare che abbia osservato gli animali impegnati in seri rituali di accoppiamento. Sembra quasi di vedere Adamo che si gratta la testa e chiede a Dio: “E io? Questo tipo di comportamento di accoppiamento è soltanto per gli animali? Signore, ti rendi conto che non c’è nessuno di adatto a me?”. In effetti questo è un versetto che fa un po’ sorridere. Dio vede la solitudine  di Adamo e forse anche il suo sconcerto e dà inizio all’atto culminante della creazione: la formazione di Eva.

La solitudine di Adamo viene salvata mediante la creazione e la presenza di Eva, formata dal Signore non per servire Adamo nel senso tradizionale, ma per collaborare con lui nel coltivare (governare e sottomettere) la bontà della terra. La sessualità ci consente di allontanarci dalle continue richieste della vita e di rivolgerci alle relazioni per sentirci meno separati, meno amputati e meno disconnessi nel nostro mondo frammentato. Ma la sessualità non è mai completa se rimane focalizzata verso l’interno. La sessualità deve rivolgersi anche all’esterno, coltivando il mondo che ci circonda con l’identità straordinaria e inedita che Dio ha posto dentro di noi.

Nel viaggio della vita subiamo inevitabilmente delle esperienze formative negative di disconnessione con coloro che in teoria erano preposti al compito di portarci a uno stato di integrità e maturità. La crudeltà, l’abbandono e il divorzio ci dividono dai nostri genitori. Il bullismo, i maltrattamenti e le umiliazioni ci dividono dai nostri coetanei. E nei periodi successivi a queste storie viviamo come esiliati “a est dell’Eden”. Andiamo in giro in cerca di un luogo che sentiamo essere la nostra casa, ma ci accontentiamo di un’identità narcisistica che crediamo proporzionalmente soddisfatta dalla quantità di sesso, potere e denaro che siamo in grado di ottenere. Eppure, l’impurità sessuale non è una condanna a vita; è un invito a curare le nostre ferite e a capire chi vogliamo diventare.

Autore: Jay Stringer (ha scritto il libro Indesiderati)