Crescendo in una chiesa tradizionalista mi è stato insegnato che il sesso era cattivo, sporco e pericoloso. Il messaggio di fondo era “stai lontano da esso, molto lontano, più lontano che puoi, finché non sei sposato, poi lo puoi praticare”. Non c’erano conversazioni positive sul sesso; rappresentava il fuoco e se ti avvicinavi troppo venivi bruciato. Punto.
Il messaggio “il sesso è cattivo” a me più volte ripetuto, non ha fatto altro che crescere in me il desiderio di provarlo. L’eccitazione derivante dalla ribellione ai divieti mi faceva desiderare di esplorare il “frutto proibito”, di ciò che mi stavo perdendo. Quindi, a causa dei divieti che mi venivano imposti senza ulteriori istruzioni o indicazioni, iniziai la mia esplorazione. Il mio viaggio esplorativo all’inizio era innocente, con amici più esperti che mi mostravano la via, poi iniziai a sentirmi più sicuro e libero di osare. La pornografia cominciò ad insegnarmi come relazionarmi con le donne e corteggiarle, e lentamente diventavo più seducente ed ossessionato dal sesso. Le mie interazioni con le donne divennero luoghi di realizzazione delle mie fantasie, poiché la pornografia mi aveva insegnato che tutto era possibile; potevo lasciar sfrenare la mia lussuria.
Chissà magari la barista della caffetteria può improvvisamente strapparsi i vestiti di dosso e saltare sopra il bancone del bar perché trova irresistibile la mia barba incolta: dovevo essere pronto in ogni momento. Sicuramente questo tipo di convinzioni e fantasie sono assurde e possono essere trasformate solo se prima affrontiamo le nostre inconsce opinioni, ed i nostri teoremi riguardo la sessualità. Di seguito potete trovare un elenco utile per noi genitori e leader di Chiesa, per iniziare a promuovere una sessualità sana dalle nostre posizioni di potere e influenza.
Cosa possono fare i genitori e i leader di Chiesa?
1. Sii sincero sulla sessualità
Le nostre problematiche sessuali irrisolte prima o poi vengono a galla, influenzando il modo in cui facciamo i genitori ed educhiamo i nostri figli. Se la nostra sessualità sarà vera, possiamo guidare verso la giusta strada le persone che ci circondano, specie i nostri piccoli e bisognosi figli. Un giorno partimmo con il nostro furgone, nel consueto viaggio di famiglia, quando iniziammo a parlare del meraviglioso modo in cui funzionano i nostri corpi. Mio figlio di quattro anni gridò: “Le donne fanno la pipì e la pupù con la vagina!”. Quello di due anni rispose subito: “Anche io faccio la pipì con il mio pene!”. Il loro entusiasmo per aver scoperto delle cose nuove era evidente!
Sicuramente, avremmo dovuto spiegare loro delle cose, per poterli aiutare a capire meglio di cosa stessero parlando, e lo facemmo. Mi sentivo così orgoglioso che i miei figli pensassero e parlassero dei loro corpi senza avvertire alcuna vergogna. Francamente mi sentivo fiero per come stavamo svolgendo il nostro ruolo di genitori, e di come loro si sentivano liberi di porci delle domande. Come scrive Tina Sellers, dobbiamo fare mille chiacchierate con i nostri figli riguardo la sessualità, piuttosto che raccontar loro l’imbarazzante storia delle cicogne o delle api. Ciò costruirà fondamenta solide per il loro futuro, rafforzando il concetto che la sessualità ed il nostro corpo non sono cose cattive, ma belle, e che è meglio fare delle domande e parlare di sesso all’interno della casa, piuttosto che guardare alla pornografia o altrove, per saperne di più.
Cerchiamo di essere onesti quando trattiamo l’argomento sesso rompendo il circolo vizioso di silenzio e vergogna!
2. La vergogna come motivatrice
Se il nostro obiettivo è quello di aiutare i giovani a raggiungere un sano concetto di sessualità usando il tema della vergogna (per gli errori che si commettono), siamo fuori strada ed otteniamo l’effetto contrario: la vergogna è viceversa un motivatore enorme. Se utilizziamo il tema della vergogna, essa guiderà le persone in orribili modelli di sessualità malsana e passioni fuori luogo. La vergogna spinge la sessualità sottoterra, al buio, quando essa invece deve sempre più risplendere di una luce gloriosa. Il sesso è favoloso e bello e sia la Chiesa che noi genitori, dobbiamo avere il coraggio di entrare nelle sue sfere più negative ed al contempo nella sua bellezza con maggiore integrità, profondità e con saggezza. Una sana sessualità e la sua bellezza sono i migliori motivatori per far crescere sani e maturi “esseri sessuali”.
3. Prediche e morali non bastano
Incentrare la discussione della sessualità malsana unicamente sulla moralità, risulterà inutile e dannoso. Prendiamo ad esempio il tema della pornografia; è poco incisivo sottolineare unicamente che guardare la pornografia sia immorale, o comunque risulta essere un grimaldello piuttosto debole per promuovere effettivamente un cambiamento duraturo, rimuovendo il desiderio di oggettivare le donne. Io sapevo di sbagliare, ma non riuscii a fermarmi fino a quando non sviluppai un livello di comprensione più profondo del semplice “non farlo perché è sbagliato”. Avevo bisogno di conoscere in profondità il bello delle donne e contemporaneamente il mio lato migliore. L’argomento “morale” produce semplicemente un maggior senso di vergogna in coloro che lottano con comportamenti sessuali compulsivi, alla ricerca invece di conforto e sollievo, piuttosto che giudizio. Robert Masters nel suo brillante libro “To Be A Man” afferma:
“Il punto non è diventare moralmente giusti – perché in questo modo si spinge la persona ancora più al buio, e probabilmente si aumenta il fascino del peccato – ma guardare l’individuo più in profondità, cogliendone le sue radici psicologiche, emotive e sociali.”
La ricerca di un corretto senso della morale non può mai essere l’unico motivo che porta al cambiamento, ma deve essere proposta un’alternativa sana ed al contempo magnifica da contrapporre ad una sbrigativa e falsa sessualità. Ne parlo al prossimo punto.
4. Bisogna presentare una sana sessualità
Anche se non parlavamo del sesso mentre crescevamo, esso faceva comunque parte della nostra vita. Come “esseri sessuali” non possiamo sfuggire alla nostra sessualità, nonostante sia stato affrontato con imbarazzo dai nostri genitori e dai nostri leader di chiesa; meno ne abbiamo parlato, maggiormente diventava nascosta e segreta. Perché una cosa così magnifica ci spaventa tanto? Perché siamo così terrorizzati da ciò che regala così tanto piacere? Dobbiamo iniziare a costruire e promuovere una sessualità nuova, sana, che attragga i nostri figli e le nostre comunità, un “sesso positivo”, connotato da bellezza ed onore. Affinché ciò accada ne dobbiamo parlare di più. Diversamente, saremo sempre incerti sul tema, perché non ne parleremo così spesso quanto dovremmo. E così arriviamo al punto 5.
5. Dobbiamo conoscere la nostra storia: aggrappandosi al pentimento ed alla santità
Hai detto la verità sulla tua vita? Se è vero che “la nostra sessualità rispecchia tutto ciò che facciamo nella vita” (Masters 2015), allora dobbiamo iniziare ad essere onesti nel raccontare le nostre storie sessuali. Sei stato vittima di abusi? Hai mai commesso un reato sessuale? Ti sei mai vergognato del tuo bellissimo corpo? Qual è la tua storia sessuale? Hai speso tempo ed energie per schiarire le tue tenebre, limitare i comportamenti sessuali compulsivi, cercando di avere un sincero pentimento? La tua storia sessuale è oscura o piena di ferite? Allora devi fare pace con il passato, con i suoi pregi e difetti. Devi dire la verità riguardo alle difficoltà che hai con il sesso. Molte volte le persone negano di avere delle problematiche sessuali e addirittura trovare in esso la vera soddisfazione, tutti e due questi fattori non aiutano. Altri non ammettono la bellezza e la profonda soddisfazione che il sesso regala, restando così scollegati da quella parte fondamentale che li rende più umani.
Pentirsi del proprio peccato
Come prima cosa, dobbiamo esprimere regolarmente il nostro dispiacere per il peccato sessuale commesso. Per poter trasformare queste strazianti norme culturali, dobbiamo come cristiani, pentirci dei nostri peccati, come scrive Paolo in 1 Timoteo 1:15:
“Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il peggiore.”
Qualche anno fa stavo tenendo un seminario sulla dipendenza dal sesso ed in chiusura, iniziai a rispondere alle domande dei partecipanti. Mi è stato posto un quesito sulla falsariga di quello che avevo condiviso: “Hai mai lottato contro la tua dipendenza da quando sei diventato un consigliere riguardo questo tema?”. Forse è stata una domanda poco diretta, ma mi ha dato l’opportunità di rompere il mio silenzio, di uscire per la prima volta dal mio nascondiglio, ed espormi davanti a delle persone che sentivo mi avrebbero abbracciato, nonostante la grande vergogna che provavo. Sapevo per esperienza personale, frutto di colloqui con alcuni sesso-dipendenti, che invitare una persona fidata nei luoghi in cui prevaleva l’autocondanna era liberatorio e benefico. Ansioso ma pieno di speranza, in una stanza piena di estranei, ammisi di essere stato dipendente dalla pornografia online. Non avevo mai confessato la mia problematica ad alta voce, se non entro i limiti della terapia.
Quando le parole hanno lasciato le mie labbra, ho quasi sollevato le mani nel tentativo di afferrarle e rimetterle di nuovo dentro la bocca. Colto dal panico, pensai: “Ma cosa ho fatto?”. Subito dopo mi sentii avvolto da una sensazione di pulizia; una santa e divina misericordia iniziò a scorrere su di me, come acque battesimali, per lavare la mia vergogna. Sono emozioni di questo tipo che ti fanno percepire maggiormente la presenza dello Spirito Santo. La bontà divina entrò senza il mio permesso in un posto in cui tenevo nascosto il disprezzo che provavo verso il mio peccato.
La vergogna sparì quando lo confessai e quando iniziai a raccontare pubblicamente, e per la prima volta la mia storia. Guardai fisso la stanza in cerca di espressioni di giudizio e disgusto, non ne trovai nemmeno una. Notai solo degli occhi pieni di lacrime e tanta tenerezza nei miei confronti; i loro volti erano gentili, le loro orecchie protese verso di me per ascoltare, la sintesi del mio cammino nella pornodipendenza. I lunghi anni passati in terapia per accettare la mia vergogna e sperimentare un minimo di guarigione, non si potevano paragonare con questa enorme e sacra esperienza di autorivelazione, la più liberatoria di tutti, non soltanto per me, ma probabilmente anche per i miei ascoltatori. Marianne Williamson scrisse:
“Mentre veniamo affrancati dalla nostra paura, la nostra presenza libera al tempo stesso altre persone dalle stesse angosce.”
Non c’era più paura,vergogna e odio verso me stesso, e grazie a questa libertà, altri cominciarono a gustare la stessa sensazione. Dopo il seminario molte persone vennero da me ringraziandomi del coraggio avuto nel condividere aspetti molto intimi. Possiamo essere guariti attraverso atti continui di coraggio e pentimento.
Bellezza e bontà
La sessualità non vuol dire solo ferite. Non possiamo unicamente parlare degli aspetti dolorosi e negativi della nostra sessualità, ma dobbiamo anche esaltarne il suo splendore e la sua bellezza. È difficile per noi concepire positivamente la bellezza, di solito ci rende impauriti e confusi. La bellezza e la bontà spesso fanno emergere dei desideri contro i quali lottiamo ancora. Sentirsi vulnerabili è terribile specie se qualcuno ha accesso alle ferite che il sesso ci ha inferte. Il lato buono e bello del sesso produce speranza e desiderio, addolcendoci il cuore ma al tempo stesso spaventandoci, così ci concentriamo solo sulle nostre ferite e sui patimenti, convincendoci che se ci sono aspetti positivi, belli e buoni, sono sicuramente temporanei e non dureranno a lungo. Cosa ti fa essere così scettico sulla bellezza della tua sessualità? Chiediti perché sei così negativo nel tuo approccio a qualcosa di così santo?
6. Raccontare la verità delle nostre storie:
Non solo dobbiamo conoscere, ma dobbiamo anche dire la verità riguardo le nostre storie. Dio è la verità e nonostante gli aspetti bui o spaventosi delle nostre storie, più noi diciamo la verità sulle nostre esperienze, sia i momenti bellissimi che quelli oscuri, più possiamo sperimentare Dio. Gli uomini devono umiliarsi per i loro fallimenti ed abbandonare il senso di vergogna per essere stati violenti e parti di un sistema repressivo, che ha messo ad un angolo una parte del progetto di Dio, opprimendo le donne, prevaricandole. Le donne al contempo devono abbandonare il senso di vergogna ed il disprezzo verso sé stesse. Non è colpa tua, o colpa del tuo corpo, se sei stata abusata, e se qualche uomo insicuro e deviato ha tentato di divorarti. Se gli uomini e le donne inizieranno a dire la verità delle loro storie, il risultato sarà ottenere vera comprensione e perdono. Quando raccontiamo la verità delle nostre storie, abbiamo l’opportunità di rompere i circoli viziosi che nel tempo abbiamo messo in atto.
Autore: Andrew Baumann