Arrenditi

Arrenditi

Nell’Aprile del 1945, i malconci rimasugli delle vantate macchine militari tedesche erano intrappolati a Berlino. La loro invasione precedente dell’Unione Sovietica aveva preso più di tre milioni di vite sovietiche prima di terminare in un fallimento, e la violenza di quella campagna aveva dato ai sovietici un’insaziabile voglia di vendetta. Ora, mentre il Terzo Reich era sul punto del collasso, due milioni e mezzo di sovietici stavano avanzando contro Berlino su tre fronti, e si stavano muovendo velocemente. Un’onda di panico dilagò nella capitale tedesca.

I nazisti sapevano che gli Alleati occidentali, sotto il comando del generale Eisenhower, si stavano muovendo verso Berlino da ovest, ma gli americani si erano fermati sul lato più lontano dell’Elba. Ora, mentre i sovietici accerchiavano la città e la colpivano con la più feroce artiglieria da bombardamento della storia, le truppe tedesche lanciarono un disperato tentativo per sfondare le linee sovietiche e raggiungere gli americani.

I tedeschi capirono in ultimo che erano finiti come forza bellica. La resa era inevitabile. Rimaneva solo una domanda – a chi si sarebbero arresi? Si sarebbero arresi al nemico che li odiava e aveva giurato di riscuotere vendetta, o si sarebbero arresi a un’altra potenza le cui intenzioni finali erano più benevole? I soldati tedeschi sconfitti corsero verso gli americani, sottomettendosi loro con gratitudine e genuino sollievo.

La maggior parte di noi è lenta a riconoscere che abbiamo perso la guerra contro il peccato che ci circonda. Ci inganniamo sul progresso della guerra, avendo una falsa consolazione su vittorie irrilevanti, distraendoci con elaborate strategie belliche ed emettendo ordini a forze interne che non possiamo controllare. Le nostre sconfitte continuano a crescere, coinvolgendo tutti intorno a noi, ma noi le ignoriamo. Immaginiamo di combattere “il buon combattimento” contro il peccato, ma la battaglia è già persa. Tutto ciò che rimane è la formalità della resa – e l’opportunità, la meravigliosa alternativa, di arrenderci invece a Dio.

Fin quando non comprendiamo la grandezza della nostra sconfitta, la prospettiva di arrenderci a Dio ci risulta sgradevole. Indietreggiamo al pensiero di arrenderci, immaginando la perdita della nostra libertà immaginaria, e freneticamente manteniamo una debole resistenza. Ma quel grande e orribile giorno in cui il cerchio difensivo interno finalmente crolla, cadiamo esausti verso Dio, e lì, con nostro indicibile sollievo, troviamo un benvenuto invece che un rimprovero, dignità invece che vergogna, e vita invece che morte.

Autore: Nate Larkin (tratto dal suo libro “Sansone e i monaci pirati”)