I primi 90 giorni

I primi 90 giorni

Liberazione dalla dipendenza da pornografia e sesso

Nell’estate del 1991 la mia vita era un disastro. Mi “drogavo” ogni giorno con del materiale pornografico, ed avevo appena confessato a mia moglie di averla tradita con una prostituta, episodio che fece crollare il nostro matrimonio. Non sapevo se un giorno avrei trovato la via verso la libertà e la guarigione dalla mia dipendenza… non avrei mai immaginato che fosse in realtà possibile.

Ripensandoci, questo è il piano di 90 giorni che avrei dovuto seguire:

  • Avrei dovuto partecipare a una o due riunioni con un gruppo di supporto ogni settimana. Mi sentivo completamente isolato. Non avevo amici stretti o persone con cui condividere gli aspetti intimi e nascosti del mio cuore. Avevo bisogno di un gruppo di uomini con i quali aprirmi completamente, persone che mi avrebbero accettato per quello che ero, fornendomi supporto e aiuto. Per quelli come me, non esiste un’alternativa. L’isolamento è un terreno fertile per la lussuria, bisogna immediatamente far emergere questo atteggiamento, per poterlo poi distruggere. Nessun uomo può combattere il peccato sessuale da solo.

Avrei dovuto telefonare quotidianamente a qualcuno per 90 giorni

I gruppi di sostegno non sarebbero stati sufficienti a spezzare le catene dell’isolamento e della vergogna; non mi potevano garantire la vittoria sulla tentazione. Guardavo filmati porno ogni giorno, ormai la lussuria aveva contaminato pesantemente la mia mente. Le tentazioni arrivavano improvvisamente, impetuose, ed io non ero abbastanza forte per lottare da solo. Avevo bisogno di telefonare a qualcuno tutti i giorni, per chiedergli aiuto in tempo di tentazione; ciò mi avrebbe tenuto a galla. Avrei dovuto inoltre pregare insieme alla persona che mi seguiva. Oggi so che la preghiera fa una grande differenza: c’è bisogno di una persona che interceda per noi sistematicamente.

Avrei dovuto esaminare accuratamente tutti gli aspetti e le situazioni che avevano contribuito a farmi cadere nel peccato, eliminandole per ben 90 giorni. Non mi sentivo ancora forte per contrastare la lussuria. Avevo “accontentato” il peccato per tanti anni e la sconfitta era l’unica condizione che conoscevo. Il modo migliore per riguadagnare il terreno perduto era eliminare ogni fonte di tentazione, per poter vincere il peccato per almeno sei mesi, e scoprire come affrontare la tentazione senza cadere ancora nella sua trappola. Ciò mi avrebbe portato per 90 giorni a non guardare la TV, cancellare tutti i viaggi di lavoro (l’attrazione di guardare film porno negli alberghi dove alloggiavo sarebbe stata troppo inebriante), chiedere a mia moglie di chiamare il negozio di Victoria’s Secret per cancellare l’abbonamento alle loro riviste, installare software di protezione in tutti i dispositivi connessi ad Internet, per bloccare i contenuti porno e dotare mia moglie di tutte le mie password. Se rapportate ai giorni d’oggi, queste misure protettive avrebbero potuto rendere necessario cambiare il mio smartphone con un cellulare senza accesso a Internet. Non mi sarei permesso di scendere a compromessi, dovevo rendere conto al mio gruppo di supporto ed a mia moglie.

Dovevo pregare con mia moglie ogni giorno

Il mio matrimonio era a pezzi. Avevamo disperatamente bisogno dell’aiuto di Dio. Dovevo fare in modo che Michelle ed io pregassimo insieme tutte le sere, indipendentemente dai nostri sentimenti e dalla situazione in cui ci trovavamo. Una volta lessi che le coppie che pregano insieme hanno una percentuale di divorzio pari all’uno per mille, mentre coloro che non pregano uniti al coniuge hanno un tasso di divorzio pari al 50%. La preghiera è un elemento fondamentale del nostro recupero e della nostra guarigione. La restaurazione del mio matrimonio era tanto importante quanto la mia liberazione dalla dipendenza sessuale.

Ho sentito degli uomini dire alle loro mogli che “erano troppo impegnati con la propria guarigione e che non avevano tempo per ricostruire il loro matrimonio”. Questo significa mettere le mani in avanti ed inviare un messaggio sbagliato: non ritenere le mogli all’altezza di fare tutto ciò che serve per aiutare a guarire il matrimonio. Per un uomo sposato non esiste una relazione più importante di quella coniugale; non c’è nessun’altra persona nella Scrittura per la quale ci viene comandato di amare “come Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Efesini 5). Poiché avevo distrutto il mio matrimonio, dovevo lavorare duramente per ricostruirlo. Avrei portato Michelle a pranzo o cena almeno una volta alla settimana. Saremmo andati subito in uno studio di consulenza matrimoniale, con un consulente cristiano che conosceva bene le dinamiche del mio caso. Avrei passato del tempo a leggere e imparare come aiutarla a guarire con gesti ed azioni coerenti.

Dovevo darle una mano

Ero diventato una persona egocentrica ed ero molto preso da me stesso. L’unico modo per abbattere l’egoismo era iniziare a mettere gli altri al primo posto. Per farlo efficacemente bisogna distogliere l’attenzione da noi stessi e cominciare ad aiutare gli altri. Iniziai a pensare come potessi dare una mano a casa, cominciai dalle faccende domestiche, che potevano essere d’aiuto a mia moglie. Cucinavo una volta a settimana e lavavo i piatti ogni sera. Non dovevo lasciarmi coinvolgere in un ministero o in chiesa per i primi 90 giorni di questo cammino, perché avevo la brutta abitudine di fare opere buone, per fare bella figura davanti agli altri. Dovevo dare semplicemente una mano senza che ci fosse qualcuno ad osservarmi: questo era il modo migliore in cui potevo essere d’aiuto. Avrei cercato un modo per aiutare il prossimo anche sul posto di lavoro, avrei sicuramente trovato il modo di farlo senza sforzarmi di attirare l’attenzione.

Mi immergevo ogni giorno nella parola e nella preghiera a Dio, con particolare dedizione, per apprendere il più possibile sulla grazia, l’amore e il perdono di Dio. Gli chiedevo di rivelare sé stesso, e tutte le meravigliose benedizioni che sono mie per la potenza della Sua grazia. L’amore di Dio sembrava sempre fuori dalla mia portata, e la mia relazione con Lui si basava sul cercare di compiacerlo, invece di ricevere ciò che voleva donarmi.

Se avessi fatto quanto indicato sopra nei primi 90 giorni, avrei gettato una solida base per la prossima fase della partita.

Autore: Mike Genung (articolo tratto dal libro “100 Giorni di Cammino Verso la Grazia“)