Il dono della disperazione

Il dono della disperazione

Ci spostammo dal sud della Florida al Tennessee su invito del nostro figlio più grande e di sua moglie. Avvenne tutto in fretta. Un venerdì sera nostra nuora, Samantha, chiamò per dirci che presto saremmo diventati nonni, e ci chiese se avessimo considerato di spostarci nel Tennessee per essere vicini a nostro nipote. Al tempo lavoravo a Tampa, rimanendo in un hotel tra due strip club e riuscendo a terminare poco lavoro. Allie mi chiamò con questa notizia, e presi il volo successivo per Nashville. Con l’assistenza di Samantha, due giorni dopo trovai un vecchio bungalow su una strada silenziosa nella città storica di Franklin. Al mio ritorno dall’aeroporto mi organizzai per far venire Allie a vedere la casa.

Sull’aereo, mi ritrovai seduto vicino a una sorridente signora anziana che aveva chiaramente voglia di parlare. Ottimo. Ci presentammo a vicenda. Lei era un’agente immobiliare di Tampa, che stava tornando da una settimana a Franklin, dove stava visitando i suoi nipoti. Avevo qualche nipote per caso? Non ancora, ma sarebbe arrivato in circa otto mesi. Ero originario di Nashville? No, ma avevo appena passato una settimana a Franklin cercando una casa. Conoscevo, per caso, qualcosa su della musica cristiana? Sì, un po’. Beh, forse avevo sentito parlare allora di suo genero, Steve Green? Ovviamente. Voce fantastica. Ero un cristiano, dunque? Sì. In quel caso, disse lei, quando mi sarei trasferito a Franklin avrei dovuto assolutamente visitare la Christ Community Church, dove Scotty Smith predicava, e avrei dovuto assistere alla scuola domenicale gestita da George Grant. Le dissi che l’avrei fatto. Me lo fece promettere. Glielo promisi, e andai a dormire.

Non lo capii al tempo, ma il mio mondo era appena stato capovolto. Appena quattro mesi più tardi avrei sentito il Vangelo in una chiesa dove era sicuro ammettere le proprie fragilità, dove il pastore parlava del suo peccato al presente e celebrava la misericordia di Dio ogni domenica. Qui avrei sentito parlare del patto di grazia e dell’amore eterno del nostro Padre. Mi sarebbe stato ricordato settimana dopo settimana che sono un figlio adottato di Dio, non più orfano, e che mio Padre non rinnega mai i suoi. Infine – e questo è stato il miracolo più grande – in questa chiesa avrei incontrato molti dei miei futuri compagni di viaggio, gli uomini la cui amicizia Dio avrebbe usato per cambiare radicalmente la mia vita.

Non approcciai questi uomini volutamente, però. Chiesi aiuto solamente nell’ultimo tentativo di salvare il mio matrimonio.

Le nostre prime settimane a Franklin furono idilliache. Lontano da ciò che mi perseguitava in Florida, giurai di rinunciare alla pornografia e al sesso illecito e scoprii che il mio interesse in Allie era rinnovato. Mia moglie rispose con entusiasmo. Ci sedevamo insieme in chiesa e alla scuola domenicale e parlavamo successivamente del messaggio. Ridevamo, camminavamo insieme e lavoravamo insieme nel giardino.

Alla fine, però, trovai un lavoro a Nashville, una città dove al tempo dozzine di business basati sul sesso iniziavano a fiorire. Misi anche il mio computer in casa e lo collegai a Internet.

Il mio nuovo lavoro non pagava molto bene. Iniziammo a essere a corto di soldi. La pressione saliva, e non molto tempo passò che tornai di nuovo a mentire ad Allie e a usare la lussuria per curare le mie paure.

Una notte Allie mi scoprì a guardare della pornografia sul mio computer. Scoppiò a piangere. Qualche giorno più tardi trovò un preservativo che avevo fatto cadere inavvertitamente nel bagno. Questa volta non pianse. Si sedette invece vicino a me nella camera da letto, mi mostrò il preservativo, e disse, in maniera calma, che non avrebbe permesso più a sé stessa di essere ferita. Le importava ancora di me come persona, ma non si fidava più di me, non mi rispettava più, e, ad essere onesta, non le piacevo ormai neanche più di tanto. Da quel punto in poi, avremmo vissuto delle vite separate.

Potevamo rimanere sposati – non se ne sarebbe andata – ma se ne sarebbe andata a trovare i suoi amici e prendere le sue decisioni. Ero da solo. Lei sperava che chiedessi aiuto a qualcuno, ma dubitava che avessi l’umiltà di accettare aiuto da chiunque. Era ferita dal fatto che io avessi deciso di allontanarmi da lei. Credeva che la mia decisione fosse folle, ma non si sarebbe più opposta.

Questa era la fine. Allie mi aveva dato il “dono della disperazione”. Proprio il giorno dopo incominciai a cercare qualcuno con cui poter parlare. Stavolta ero pronto, ero veramente pronto. E questa volta, per grazia di Dio, avevo trovato la persona giusta.

Autore: Nate Larkin (tratto dal suo libro “Sansone e i monaci pirati”)