La bellezza come antidoto alla vergogna

La bellezza come antidoto alla vergogna

Quando decidiamo di affrontare la vergogna e tutte le sue sfumature, scopriamo che quando ce ne liberiamo, incontreremo inevitabilmente il concetto di bellezza. All’inizio forse non ce ne accorgeremo; di seguito vi proporrò brevemente alcune idee a riguardo, che vi invito a considerare.

È facile pensare ad oggetti, persone o pensieri astratti, che affiorano alla mente, che possiamo considerare come “bellezze”. Ma queste bellezze sfuggono alla nostra attenzione perché siamo così distratti dai processi mentali distruttivi che viviamo ogni giorno, molto spesso causati dal sentimento di vergogna.

Passiamo quindi molti momenti in cui abbiamo la bellezza davanti ai nostri occhi, senza mai percepirla. Se cercheremo di avere una mente più libera e saremo più integrati nella comunità, saremo meno distratti dalle nostre preoccupazioni, diventando più sensibili alla bellezza, come mai prima d’ora. Per prima cosa, dobbiamo partire dalla nostra bellezza interiore. Non c’è da sorprenderci che si parli sempre di “diventare” belli, come se non lo fossimo abbastanza.

Ogni guarigione e rinnovamento parte dentro di noi. È per questo che sostengo che il concetto di vergogna non è semplicemente un’idea astratta, esso non si riferisce solo alla nostra esperienza personale. Noi riusciamo a percepirla, ad immaginarla, a sentirla e a pensarla, comportandoci di conseguenza. Quindi, quando comprendiamo come guarire, attiviamo il meccanismo mente / corpo / cervello. Ciò accresce le nostre capacità di capire e percepire la bellezza, quando prima eravamo incapaci di farlo. Guardiamo, sentiamo e tocchiamo l’eleganza, in un modo che non riuscivamo a fare, prima della nostra liberazione dalla vergogna.

La bellezza è stata sempre lì, ferma a davanti a noi, solo che non eravamo in grado di vederla. Presta ora attenzione alla bellezza. Sentila. Prima eravamo così concentrati sulla vergogna, che non riuscivamo a percepirla (soprattutto), in quegli aspetti della vita dove le uniche parole d’ordine sono repulsione e bruttezza.

Questo non vuol dire che le cose brutte non esistono. Eccome. Razzismo. Malattia. Pornografia. Consumismo. Ingordigia. La lista è molto lunga. Ma noi cerchiamo e ci impegniamo duramente a non far parte di queste categorie. E finché possiamo, continuiamo a passare una “vernice” di onorabilità sulla nostra vita, non pensando di fare niente di male o di brutto. Ma se mi chiedessi se io – o tutte le cose per le quali mi è stato offerto di contribuire a creare con Dio – siano belle, beh non lo saprei davvero.

Ma cosa succederebbe se tutto ciò che creiamo – software, bambini, musica, lavori in legno, istruzione scolastica e altro – fossero una possibilità di bellezza? E se ogni nostro respiro fosse una bellezza immaginata? Pensaci: cosa succederebbe se ci confrontassimo continuamente con Gesù, in momenti inaspettati, durante la nostra giornata, pensando che Egli possa dirci: “Complimenti. Sei davvero una bella persona”. Oppure, “Che bel pezzo di educazione genitoriale”. O anche: “Raramente ho visto una riparazione più bella di quando quel pezzo era sano”. Cosa proveremmo? Come risponderemmo? Saremmo imbarazzati? Ci opporremmo? Cosa succederebbe se attirasse la tua attenzione sul Suo sguardo e dicesse con fermezza: “Ehi, guardami. Dico sul serio…”. Come ti sentiresti?

E se iniziassimo a considerare la bellezza come l’espressione finale di tutto ciò che facciamo – come cambierebbe il modo in cui vediamo le cose in cui siamo coinvolti, le conversazioni che abbiamo, finanche come guidiamo nel traffico? Non solo, cosa accadrebbe se considerassimo la bellezza come parte fondamentale della nostra guarigione? E se essa diventasse l’architrave delle nostre chiese? Dei nostri posti di lavoro? Delle nostre case? Cosa accadrebbe se includessimo la bellezza in ogni nostra conversazione, anche in quelle cariche di tensione? Come potrebbe favorire l’integrazione?

Il mio pensiero è questo: con più attenzione alla bellezza, c’è meno spazio per la vergogna e la sua bruttezza. Naturalmente, queste nozioni sono folli. Ma non più folli della bellezza che Dio vide nel Giardino dell’Eden, mentre camminava nel fresco del pomeriggio, prima che quella fatidica “festa della frutta”, permise al velo di vergogna di scendere velocemente sul Paradiso.

Tanta bellezza quanta ne vide nel corpo insanguinato e martoriato di Suo figlio, appeso ad una croce, mentre prendeva su di sé la responsabilità finale, di tutta la bruttezza che eravamo riusciti a creare. Aprendo la strada alla bellezza tre giorni dopo. Bellezza che Maria non poté riconoscere. Bellezza capace di attraversare i muri. Bellezza che cucinò il pesce ed accolse Pietro a colazione, per poi ritrovarsi in un’amicizia profonda e duratura, di fronte alla bruttezza del tradimento.

Una bellezza che richiede di immaginare la Santissima Trinità, per diventare realtà – e richiederà anche a noi l’immersione ed il coinvolgimento nella comunità, per essere praticata e formata dentro di noi. Che ne dici? Che ne pensi?

Nei prossimi giorni e nelle settimane a venire, ti invito a permettere che la bellezza primeggi, in tutti i luoghi della tua vita in cui preferiresti che Dio non vedesse proprio nulla. E poi inizia a cercarla in tutti i posti dove prima non lo facevi, mentre la tua mente ed i tuoi pensieri sono cambiati, migliorati e rinnovati. E la comunità che frequenti è rinfrescata e più profonda. Oppure non farlo. Ma non vorrei che ti perdessi una cosa così bella.

Autore: Curt Thompson (scrittore del libro “La Vergogna” di Edizioni GBU)