La parola “O”

La parola “O”

Sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in abominio: gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spargono sangue innocente, il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corrono frettolosi al male, il falso testimone che proferisce menzogne, e chi semina discordia tra fratelli.

Proverbi 6:16–19

La nostra vergogna può essere così grande, da farci credere che il nostro peccato sessuale sia la cosa più spregevole e orribile, che ci sia davanti a Dio. Tuttavia, nella lista sopra indicata la lussuria non viene menzionata tra i sette peccati che Dio odia. Al primo posto ci sono gli occhi alteri. L’orgoglio.

Il sesso dipendente venera l’altare dell’”Io, il Grande”. Sua moglie deve essere molto attenta alle sue esigenze: una pornostar a letto, non si deve mai lamentare, non deve avere smagliature dopo la gravidanza ed avere un fisico perfetto. I suoi figli devono essere perfetti, silenziosi e obbedienti. Gli adoratori dell’”Io, il Grande’’ sono facilmente riconoscibili, quando gli altri non fanno quello che loro vogliono, o peggio ancora, quando qualcuno li rimprovera riguardo le cose che fanno.

Il peccato più grande che dobbiamo affrontare agli occhi di Dio non è la lussuria, ma l’orgoglio. Questi due si intrecciano. Ogni atto di lussuria è avvolto nell’orgoglio. Vogliamo sentirci bene quando lo vogliamo noi. Se qualcuno non ci dà ciò che desideriamo, prendiamo in mano la situazione e assecondiamo i nostri desideri, a modo nostro.

Affrontare l’orgoglio richiede consapevolezza, voglia di arrendersi a Dio e tanto impegno. Riconoscere il nostro orgoglio ci aiuterà a non compiere scelte che ci portano sulla strada sbagliata. Dobbiamo cedere i nostri diritti al Signore, e se non otterremo ciò che vogliamo, dobbiamo mollare la presa (lasciare tutto in mano a Lui), continuando per la nostra strada, senza peccare.

Dobbiamo impegnarci nel compiere azioni che ostacolano l’orgoglio, per affievolire il potere che ha nella nostra vita, come ad esempio chiedere perdono alle persone che abbiamo ferito.

Per vincerlo, abbiamo bisogno soprattutto dell’aiuto di Dio. L’orgoglio è un avversario troppo complicato, astuto e subdolo, per sconfiggerlo con le nostre forze. Se devo essere sincero, ammetto che ci sono dei momenti in cui mi piace ciò che l’orgoglio ha da offrirmi. Per esempio, quando mi permette di fare le cose che voglio e a modo mio. Mi piace essere il re della situazione, quello a cui gli altri corrono a chiedere delle soluzioni. Come posso vincere l’orgoglio se ci vado d’accordo?

Ci sono però delle trappole. Spesso non lo vedo arrivare finché non è troppo tardi e ho detto, o fatto, qualcosa che non avrei dovuto.

L’orgoglio è misero, malvagio e porta gravi conseguenze. Quando Lucifero cedette ad esso, il risultato fu quello di passare un’eternità tormentata. L’orgoglio continua a mandare milioni di persone all’inferno. Dicono: “Non ho bisogno di Dio… posso farcela da solo”. Esso scuote i pugni contro Dio e chiede di essere messo sul trono.

La nostra unica speranza per vincere contro questa bestia infernale è gridare a Dio, chiedendogli ogni giorno il dono dell’umiltà, arrenderci al Signore, contrastarlo e confessare i nostri peccati. Col passare del tempo la consapevolezza di essere degli esseri miseri aumenterà, ma approfondiremmo la conoscenza del Signore e cammineremo nelle Sue vie.

Gridare a Dio significa confessargli le nostre debolezze, ammettendo di avere un gran bisogno di Lui: questi sono simboli di umiltà, l’antidoto dell’orgoglio.

“Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?
Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore!
Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio,
ma con la carne la legge del peccato.”

Romani 7:24

Autore: Mike Genung (tratto dal libro “100 giorni di Cammino verso la grazia”)