Perché Dio non mi aiuta a sconfiggere per sempre la dipendenza dalla pornografia?

Perché Dio non mi aiuta a sconfiggere per sempre la dipendenza dalla pornografia?

Hai provato di tutto e hai lottato molto per sconfiggere la dipendenza dalla pornografia. Hai letto tutti i libri disponibili, ascoltato dei messaggi audio, magari hai persino parlato con un consulente. Hai studiato la Scrittura per capire come superare il peccato e hai pregato Dio di  liberarti. In alcuni momenti ti sentivi finalmente un vincitore. Hai passato dei giorni o addirittura settimane senza guardare del materiale pornografico. Questo ti ha reso fiducioso, ha rinnovato la tua speranza e ti ha fatto sentire più vicino a Dio.

Ma poi sei caduto di nuovo nella trappola della pornografia. All’improvviso sei stato colpito da un’ondata di tentazione e sei crollato, cancellando così tutte le tue “piccole” vittorie. Ti sei sentito deluso da te stesso ma soprattutto da Dio, una cosa veramente difficile da accettare. Ti sei chiesto perché il Signore avesse permesso che cadessi nel peccato? Stavi andando così bene, stavi leggendo la Bibbia ogni giorno come non avevi mai fatto prima, le tue preghiere erano fiduciose. Nel momento della nuova caduta hai avuto la sensazione che Dio non esistesse.

Faccio il consulente da 35 anni e ho sentito questa storia tantissime volte. Anche io mi sono sentito così. Probabilmente anche tu. Tutti ci chiediamo il perché Dio non ci aiuti quando glielo chiediamo. Perché le nostre preghiere per vincere il peccato sembrano apparentemente senza risposta? Vi chiedo di considerare queste cinque verità ogni volta che dubitate dell’intervento di Dio.

1. Mai dubitare di ciò che Dio ha rivelato nella luce quando attraversi l’oscurità

Non so con sicurezza chi ha inventato questa frase, ma so con certezza che è stata un buon promemoria, durante gli anni nei quali mi sembrava che le mie preghiere non ricevessero risposta e sentivo Dio lontano. Ma non è stato sempre così. Basta guardare indietro quando Dio ha risposto alle mie preghiere e Lo sentivo molto vicino. Quindi, qual è la verità? Nei momenti di solitudine è facile dire che “avverti Dio lontano quando hai più bisogno di Lui”, o che “Lui non ascolta mai le tue preghiere”, oppure domandarsi: “come faccio a sapere che le sue promesse sono vere?”. Quando Lui ti rispondeva non la pensavi così. Questo è il motivo per cui non dobbiamo mai dubitare di ciò che Dio ha rivelato nella luce quando attraversiamo l’oscurità.

Un modo per affrontare il “dubbio oscuro” è assicurarci di tenere traccia delle benedizioni di Dio nella “luce”. Personalmente considero la scrittura di un diario un elemento essenziale, che aiuta nella guarigione dei miei assistiti. Sicuramente il miglior diario è quello in cui vengono scritte le preghiere fatte, le benedizioni ricevute ma anche le delusioni. Gli scritti non devono essere lunghi e gli appunti non troppo articolati. Deve essere un buon modo per ricordare la fedeltà di Dio nel passato, specie se nel presente lo si avverte lontano.

2. Ricorda sempre che il tempo di Dio è diverso dal nostro

Preparati a conoscere la cruda verità, che forse hai già sentito. Nella Bibbia questo concetto viene ribadito parecchie volte, in particolar modo quando il popolo di Dio lottava con i “ritardi” della preghiera. In 2 Pietro 3:9 leggiamo: 

“Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento”.

Questo è probabilmente vero, ma non  ci fa sentire meglio. Nel versetto 8 Pietro scrive:

“… per il Signore un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno”.

Questo vale per Dio ma sicuramente non per noi, pensiamo. Non possiamo certo attendere mille anni per ricevere la risposta alle nostre preghiere!

E’ dunque interessante ciò che l’apostolo dice subito dopo:

Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca.”

Sì, hai capito bene, il tempo in cui il Signore risponde alle tue suppliche e preghiere è diverso dal tuo. Mentre pensi che la tua liberazione dal peccato richieda un cambiamento immediato, Dio nella Sua prospettiva eterna e nella Sua infinita saggezza afferma il contrario. Non è facile credere a tutto questo ma la Scrittura è inequivocabilmente vera quando afferma che Dio è buono e che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28,29). Al suo tempo, non al nostro.

3. Esprimi e confessa i tuoi veri sentimenti a Dio

Accettiamo (anche se a malincuore) che i tempi di Dio non sono i nostri e decidiamo di sottometterci a Lui anche se non ci va. Gli diciamo: “Ok, Dio. Ovviamente hai un piano che non riesco a capire. Ma so già che non mi piace!”. Vi dispiace che il Signore tenga a noi? Noto nel mio lavoro che tanti cristiani soffrono per delusioni o fallimenti nella vita, e che a un certo punto si ritrovano a gestire con fatica una grande rabbia verso Dio. Alcuni sono consapevoli che questo sentimento deriva dalla delusione che provano nei confronti di Dio, accusato di non adempiere le sue promesse e di aver causato ferite. Intanto gli altri vedono chiaramente quanto sono furibondi anche se si rifiutano di ammetterlo.

Ecco come alcuni dei miei assistiti hanno dato libero sfogo alla loro rabbia, non ammettendo di provare tali sentimenti. Ad un certo punto hanno smesso di leggere la Bibbia e non pregavano più. La scusa classica era la mancanza di tempo. Ma la verità era che volevano vendicarsi di un Dio che a loro parere li aveva abbandonati. In altri casi, hanno continuato  ad andare in chiesa ma si mettevano seduti nelle ultime file, perché non volevano cantare gli inni. Qualcuno addirittura ha smesso del tutto di andare al culto.

Questi sono problemi seri. Ma la soluzione migliore è quella di esprimere e confessare i propri sentimenti a Dio, invece di fingere che vada tutto bene. Come consulente specializzato nel fornire assistenza psicologica, so bene quanto questo sia impegnativo per coloro che lavorano nel ministero o che fanno parte nella leadership della chiesa.  Anche per loro è difficile gestire la grande rabbia che nutrono nei confronti di Dio, anche se faranno fatica ad ammettere questo sentimento.

Prestate attenzione ai due verbi che ho utilizzato: “ammettere” e “confessare”. Ciò che probabilmente impedisce a molti di noi di sfogare la propria rabbia contro Dio è la consapevolezza che Dio è Dio! È sensato avere paura, prima di battere i pugni sul tavolo contro il Sovrano dell’universo. Ma Dio è grande e sa come gestire le nostre emozioni. Tuttavia, ciò non vuol dire che dobbiamo continuare ad essere arrabbiati per lungo tempo. Ecco perché ho posto l’accento sul verbo “esprimere”. Non è buono essere arrabbiati con Dio. Non è giusto dubitare della sua bontà e del suo tempismo. Ma confessandoGli la nostra rabbia ed i nostri dubbi saremo in grado di conoscere veramente il suo cuore.

4. Verifica il percorso verso la guarigione

Il quarto punto su cui desidero soffermarmi vuole individuare dove risiede il vero problema: non si tratta di Dio, bensì del tuo piano di recupero. Credo fermamente nell’aiuto che offrono le persone che ti affiancano e ti seguono, specialmente in relazione alla lotta contro il peccato sessuale. Tuttavia, non tutte le relazioni che si basano sul rendicontare all’altro le nostre azioni, risultano efficaci. Capita di pensare che Dio ci abbia lasciati soli a combattere la nostra battaglia, quando in realtà ciò che sta realmente accadendo è che la  relazione creata con la persona che ci segue diviene una zavorra, piuttosto che un aiuto. Ecco perché consiglio di verificare il proprio percorso verso la guarigione.

Ho un’idea diversa riguardo ai rapporti di rendicontazione rispetto a molti consiglieri e mi limiterò a toccare l’argomento solo qui. Personalmente non credo che Dio vuole che ci concentriamo più su coloro che hanno autorità su di noi, che sui nostri pari o sui nostri migliori amici. Non sono contrario al fatto di rendere conto dei nostri fallimenti o progressi a colleghi o amici, ma so per esperienza che queste persone non sono migliori di noi, proprio perché sono limitate e non possono gestire le conseguenze del nostro peccato ogni volta che cadiamo. Gli esempi di relazioni di affiancamento nella Bibbia, implicano una particolare sottomissione a coloro che ricoprono posizioni di autorità. Se stai lottando contro il peccato ma la tua situazione non cambia, forse non è Dio che ti sta deludendo ma il tuo rapporto con la persona che ti segue.

5. Dio ha in mente un disegno superiore

Gli psicologi hanno familiarità con il termine “ristrutturazione cognitiva”. Non starò qui a spiegarti cosa significa. Se non hai mai sentito prima d’ora queste parole puoi cercarle online. In sintesi, significa scoprire un modo diverso di guardare una situazione, utilizzando una nuova prospettiva. Questa nuova visuale sarebbe la “ristrutturazione cognitiva”. Ciò significa che dobbiamo realizzare che Dio ha uno scopo ben preciso e che il suo disegno è superiore. Inoltre dobbiamo cercare di vedere la nostra sofferenza e le circostanze in cui ci troviamo dalla Sua prospettiva eterna piuttosto che dalla nostra.

Anni fa ho sentito una bellissima illustrazione di questo processo con il quale concluderò il mio discorso. Immagina di essere uno scalatore, pericolosamente appeso ad una corda, in piedi su alcune rocce frastagliate, incapace di vedere il cielo sopra la tua testa. Probabilmente ti chiederai se riuscirai mai ad arrivare in cima. Dubiti che sarai di nuovo al sicuro. Ma ti senti fortunato sapendo che un amico ti aspetta al traguardo. Ha scalato da sempre e con successo questa montagna e conosce ogni suo appiglio e dirupo. Supponiamo che tu e il tuo amico comunichiate via radio. In questo preciso istante, lui può vederti mentre tu no. Attraverso la radio lui ti assicura che ti trovi molto vicino alla cima. Ti mancano solo pochi metri per arrivare. Dopodiché sarai libero di tornare a casa.

Forse questa illustrazione descrive quello che sta accadendo nella tua vita in questo momento? Ti senti in trappola e ti chiedi se potrai mai essere libero dal tuo peccato. Pensi che la situazione peggiorerà. Ma Dio è il tuo “migliore amico” e ti aspetta in vetta, ha già scalato la roccia con successo. Lui ti sta parlando e ti incoraggia a non fermarti, perché sei quasi in cima! Ti dice di non preoccuparti, mancano solo pochi metri da percorrere.

Autore: Jim Rose